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La Redazione Il Sommario Lettere al giornale

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Cultura

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Se fossi Dante ...

La Divina Commedia in ... strisce

Lucertolina per un giorno

Quasimodo rende giustizia a Pascoli

"City": l'ultimo capolavoro di Baricco

Fede e ragione all'unisono

"Penne Alai" alla riscossa

Ossessione

Angela Bonfadini

red.: Liceo Classico "Piazzi"


Vento, acqua … gocce di pioggia portate dall'aria estiva; voleva iniziare un temporale, non era strano in quel periodo. Lampi di calura splendevano lontani, sul cielo d'acciaio. Le nubi cariche si muovevano e si mescolavano, brontolando frasi e parole incomprensibili, suoni provenienti da un altro mondo; forme indistinte, corpi di vapore. Che ci faceva ancora lì, ora? Perché non poteva essere anche lei fatta di aria e di acqua, e venire trasportata dal vento per ognidove e dissolversi e ricomporsi nuova ogni volta? No. Sempre su quella maledetta panchina, in quei giardinetti squallidi, tra i piccioni che si avvicinavano in cerca di cibo, che zompettavano accanto a vecchi idioti, che lanciavano mangime a quegli uccellacci grigi e schifosi come loro. Dopo un anno stava ancora lì, ci tornava ancora, ancora pensava che poteva venire da lei, che potevano incontrarsi per caso ancora lì, dove tanto spesso andavano un tempo, e poi parlare e… e quanto sono idioti gli uomini! La fantasia corre troppo, troppo più veloce della realtà, ma, chissà come mai, quella realtà compare puntualmente davanti alla fantasia e la fa inciampare, cadere, la ferisce…e si resta lì, chiedendosi in che modo ci abbia potuto raggiungere.
- Bastardo maledetto, sciocco e intelligente, vorrei farti un buco in testa perché non capisci nulla, eppure con tutto il cervello che hai … non so. Cosa venivamo a fare qui? Non so. Parlavamo? Sì, ma solo di cose senza senso; senza senso come i miei sogni, stupidi vaneggiamenti di bambina … stupida io, secondo te …
L'asfalto cominciava a colorarsi di un grigio più scuro, puntino dopo puntino; le persone avevano iniziato ad andarsene, e i piccioni, con un battito d'ali, raggiungevano il cielo, portando altrove la loro fetida peste. Le sembrava che ognuno che le passasse accanto si fermasse e la guardasse, poiché pensava di pensare così forte che tutti potessero sentirla … ma non sfidava nessuno, stranamente il suo sguardo rimaneva fisso al suolo.
- Ti avrei preso a pugni quando mi hai detto che mi odiavi … al diavolo tu e il tuo cavolo di odio cutaneo … dovresti solo guardarti un po' davanti; forse è solo questo che ti manca, sapere come sei veramente, e poi dallo schifo cambieresti, in meglio, certo, perché in peggio …
- Cosa diavolo ci trovo in uno come te?! Dio mio, è preoccupante che tu mi attiri tanto…non sei neanche bello; e neppure psicologicamente affascinante. Vorrei rubarti tutti i capelli…e pensare che quel giorno maledetto mi giustificavo, cercavo ragioni per rispondere alle tue affermazioni senza fondamento, che tu stesso non riuscivi a spiegarmi (o io non capivo) … vorrei strapparteli tutti i capelli, uno ad uno, mentre dormi e sogni di soffrire, e in realtà soffri davvero ma non lo capisci … il sangue sgorgherà rosso dalla tua testa, rosso come il fiocco che terrà legati i tuoi capelli strappati, lì, accanto a te … il sangue sgorgherà caldo dalla tua testa, caldo come le mie lacrime.
Alzò gli occhi verso il cielo … gocce dolci e gocce salate: gocce salate che bruciavano la carne arrossata, gocce dolci che volevano cancellare l'espressione triste disegnata sul suo volto, che cercavano di scivolare via un po' di dolore. Odore di pioggia e di asfalto bagnato, fulmini e tuoni e grida silenti di rabbia. Poi il cielo si aprì. Le nuvole si muovevano come reti trascinate via da pescatori, si spostavano silenziosamente lasciando aperti spiragli di azzurro e di luce, luce che sembrava volersi aprire un varco come una spada, o meglio, era come se qualcuno con una lama tagliasse le nubi per saltare, dallo squarcio appena fatto, giù, fin sulla terra. E così lui apparve, mentre lei si stava alzando per andarsene, così, dal nulla, e lei si bloccò. Non pensò più. "Ciao" disse il ragazzo, con quel tono maledetto di sforzo, di presa in giro e non so più che … "Ciao" rispose la ragazza mentre lui passava oltre. Lei gli afferrò il braccio. "Vuoi qualcosa?" "Sì, ucciderti!" Il ragazzo scoppiò a ridere. Lei sapeva cosa doveva fare, ma non lo fece; lo spinse via e lui se ne andò continuando a ridere. La ragazza tremava, non ce la faceva più a reggersi; cadde in ginocchio sul grigio bagnato.
- L'ho lasciato andare il maledetto; nemmeno questa volta mi ha preso sul serio … ma in fondo ha ragione, quando mai ho fatto qualcosa? Mai, proprio mai … e ride, ride l'infame, e io piango, piango per me perché è vero che sono stupida, proprio come dice lui … ha dolo fatto bene a mollarmi, io non faccio mai niente, io che non ho obiettivi né interessi … io secondo lui … Ma no, non è vero, in realtà è lui che non ha capito nulla di me … io ci tenevo, e lui non ha capito niente, né in un anno, né in sei mesi … no, non sono io che sono sbagliata, è lui che idiota…non è poi una cosa tanto strana (che lui lo sia) …
Ora sorrideva, e fissava il cemento in procinto di asciugarsi, mentre l'odore penetrante di pioggia che evapora le invadeva le narici
- Non più rabbia, non più dolore … ormai di te mi resta soltanto una grande paranoia da cancellare …
"Crepa!" Gridò. E gli uccelli, che erano tornati, scapparono di nuovo; e lei se ne andò.

Ultima modifica: 05 giugno 1999