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La Redazione Il Sommario Lettere al giornale

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Se fossi Dante ...

La Divina Commedia in ... strisce

Lucertolina per un giorno

Quasimodo rende giustizia a Pascoli

"City": l'ultimo capolavoro di Baricco

Fede e ragione all'unisono

"Penne Alai" alla riscossa


Viaggio nel mondo dei "dopati"

Se fossi Dante ...

Cerri Roberto - Colombini Nicola

red.: Scuola Media di Talamona


Superata la decima e penultima bolgia, quella dei falsari, Dante, scivolando in un lungo canalone, si immette in quella conclusiva, l'undicesima, dove si trovano le anime degli sportivi che, durante la loro vita, hanno assunto sostanze dopanti in dosi eccessive fino a morirne. Dante seguendo la sua guida, Virgilio, si avventura con diffidenza in quel luogo tenebroso, tra dannati che debolmente soffiano e ansimano come mantici, ridotti a fogli trasparenti e sottilissimi. Siccome sulla terra, quando erano vivi, hanno ingerito pillole e intrugli per aumentare le loro prestazioni, ora sono ridotti, spianati al suolo, in lamine flessibili senza forza né vigore.
Dante, mentre cammina, incontra molti dannati e tra questi riconosce, per le unghie simili ad artigli, la campionessa Florence Griffith, morta d'infarto. La sua sagoma si alza debolmente e vorrebbe scappare da una feroce e possente pasticca che la immobilizza al suolo e la sta arrotolando, facendo leva con forza sulla sommità del capo. Dante non capisce ed allora Virgilio lo invita ad osservare le centinaia di buche che crivellano le pareti della bolgia infernale, dove sono infilate le anime, avvolte e piegate come fossero sottili fogli di papiro pronti per essere usati. In quel mentre, una ripugnante pillola giallastra, dagli occhi melmosi e cascanti, afferra per un'estremità la povera Griffith, appena infilata nella buca 273, la strappa e la riduce in tanti, minutissimi frammenti cartacei che piovono al suolo come coriandoli. La stessa sorte tocca alle altre anime, che lacerate, tra urla, strepiti e lamenti, si ricompongono poi velocemente, adagiandosi al suolo immobili, come fossero semplici tappeti. Il loro strazio, inutile ribadirlo, perdura in eterno.
Dante e Virgilio sconcertati, con il capo infossato tra le spalle, nel vano tentativo di proteggersi da quella fitta e “viva pioggia”, si avviano verso il Pozzo dei Giganti, mentre nell'oscurità della bolgia le pillole festeggiano il loro macabro Carnevale.

Ultima modifica: 08 giugno 1999