Il primo mensile degli studenti della provincia di Sondrio distribuito anche in rete

 
La Redazione Il Sommario Lettere al giornale

.


Arte


Edvard Munch: Retrospettiva

Edvard Munch: tra genio e follia

Edvard Munch: tra genio e follia

Francesca Togni

red: Liceo Linguistico


Ad Edvard Munch, l'artista moderno per eccellenza, colui che più di chiunque altro ha saputo esprimere attraverso le sue opere l'angoscia e le nevrosi dell'uomo, il dolore e il male di vivere di questo secolo, è stata dedicata un'importante mostra al Museo d'Arte Moderna di Lugano.

L'artista norvegese vanta una produzione vastissima, e il suo profondo desiderio di dipingere non è mai stato intaccato, né dalle critiche, né dalla malattia, dall'alcolismo e dai dolorosi avvenimenti della sua vita. Munch perde madre e sorella in giovane età, subisce la conseguenza delle continue crisi nervose del padre, e tutto questo contribuisce alla formazione di una sensibilità straordinaria, sublimata, capace di cogliere e rioffrire allo spettatore i movimenti interni e inconsci dell'animo umano, le ansie, le paure che possono degenerare in patologie allarmanti.

Nei suoi dipinti Munch ripropone queste sensazioni, anche attraverso un particolare uso e trattamento dei colori, forti, quasi materici, ma lavorati con dramma, tesi a sottolineare le emozioni, seguendo invisibili schemi mentali. Nei suoi quadri è spesso presente il tema della morte, della malattia, esperienze che Munch ha vissuto in prima persona, e che rielabora creando personaggi spettrali, con visi di un pallore funereo, sguardi allucinati; sono persone malate, ormai rassegnate al dolore, che hanno rinunciato a lottare come la “bambina malata” che volge alla madre lo sguardo ormai vacuo con la prostrazione e l'accettazione che precedono una morte per sfinimento.

Un altro tema ricorrente è quello del rapporto con l'altro sesso, che per M. fu sempre un tormento. Il dipinto che meglio illustra questo suo dramma è forse “il vampiro” oltre a “gelosia”, “l'abbandono”. Qui vediamo un uomo che sembra rifugiarsi nell'abbraccio confortante della compagna, i suoi lunghi capelli rossi che lo ricoprono, ma l'immagine ha il sapore di una resa, di una sottomissione, come se, nonostante l'intimità del gesto, non ci fosse amore, ma solo una triste incapacità di rapportarsi serenamente con la donna.

Anche “Madonna” esprime questa visione pessimistica, rappresentando la Vergine nuda, sensuale, in atteggiamento di abbandono, conscia della sua bellezza e per questo superiore, pericolosa, da tenere lontana.

Lo stile pittorico dell'artista si evolve negli anni, fino a dar vita a quell'inconfondibile impronta espressionista che resta tutt'oggi un modello. I suoi personaggi diventano esasperati, perdono ogni connotato umano, e la massima espressione di questa dolorosa metamorfosi è “Il grido”.

Il personaggio ha forme innaturali, è composto da linee ondeggianti e il volto è maschera di morte. L'uomo si proietta verso lo spettatore come in una corsa folle, segno della capitolazione della ragione all'istinto. È come scaraventato in un paesaggio desolato e apocalittico. E' un'azione primordiale, è la resa di fronte all'impotenza umana, la paura, la non-comprensione, la caduta verso l'abisso. Il grido che si protrae nella natura e invade l'ambiente circostante come un uragano macchiato di sangue, immagine della devastazione spirituale dell'uomo e la perdita di identità che lo guida, come in una feroce parata allegorica verso la morte.

Edvard Munch: Retrospettiva


Ultima modifica: 25 febbraio 1999