Ad Edvard Munch, l'artista moderno per
eccellenza, colui che più di chiunque altro ha
saputo esprimere attraverso le sue opere
l'angoscia e le nevrosi dell'uomo, il dolore e il
male di vivere di questo secolo, è stata
dedicata un'importante mostra al Museo d'Arte
Moderna di Lugano.
L'artista norvegese vanta una produzione
vastissima, e il suo profondo desiderio di
dipingere non è mai stato intaccato, né dalle
critiche, né dalla malattia, dall'alcolismo e
dai dolorosi avvenimenti della sua vita. Munch
perde madre e sorella in giovane età, subisce la
conseguenza delle continue crisi nervose del
padre, e tutto questo contribuisce alla
formazione di una sensibilità straordinaria,
sublimata, capace di cogliere e rioffrire allo
spettatore i movimenti interni e inconsci
dell'animo umano, le ansie, le paure che possono
degenerare in patologie allarmanti.
Nei suoi dipinti Munch
ripropone queste sensazioni, anche attraverso un
particolare uso e trattamento dei colori, forti,
quasi materici, ma lavorati con dramma, tesi a
sottolineare le emozioni, seguendo invisibili
schemi mentali. Nei suoi quadri è spesso
presente il tema della morte, della malattia,
esperienze che Munch ha vissuto in prima persona,
e che rielabora creando personaggi spettrali, con
visi di un pallore funereo, sguardi allucinati;
sono persone malate, ormai rassegnate al dolore,
che hanno rinunciato a lottare come la
bambina malata che volge alla madre
lo sguardo ormai vacuo con la prostrazione e
l'accettazione che precedono una morte per
sfinimento.
Un altro tema ricorrente è
quello del rapporto con l'altro sesso, che per M.
fu sempre un tormento. Il dipinto che meglio
illustra questo suo dramma è forse il
vampiro oltre a gelosia,
l'abbandono. Qui vediamo un uomo che
sembra rifugiarsi nell'abbraccio confortante
della compagna, i suoi lunghi capelli rossi che
lo ricoprono, ma l'immagine ha il sapore di una
resa, di una sottomissione, come se, nonostante
l'intimità del gesto, non ci fosse amore, ma
solo una triste incapacità di rapportarsi
serenamente con la donna.
Anche Madonna
esprime questa visione pessimistica,
rappresentando la Vergine nuda, sensuale, in
atteggiamento di abbandono, conscia della sua
bellezza e per questo superiore, pericolosa, da
tenere lontana.
Lo stile pittorico dell'artista
si evolve negli anni, fino a dar vita a
quell'inconfondibile impronta espressionista che
resta tutt'oggi un modello. I suoi personaggi
diventano esasperati, perdono ogni connotato
umano, e la massima espressione di questa
dolorosa metamorfosi è Il grido.
Il personaggio ha forme
innaturali, è composto da linee ondeggianti e il
volto è maschera di morte. L'uomo si proietta
verso lo spettatore come in una corsa folle,
segno della capitolazione della ragione
all'istinto. È come scaraventato in un paesaggio
desolato e apocalittico. E' un'azione
primordiale, è la resa di fronte all'impotenza
umana, la paura, la non-comprensione, la caduta
verso l'abisso. Il grido che si protrae nella
natura e invade l'ambiente circostante come un
uragano macchiato di sangue, immagine della
devastazione spirituale dell'uomo e la perdita di
identità che lo guida, come in una feroce parata
allegorica verso la morte.
Edvard
Munch: Retrospettiva
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