Prima che
un livido chiarore allumasse a fatica emergendo
dagli abissi notturni, il gravido ventre marino
sembrava in subbuglio, come un otre rigonfio
passato di mano in mano.
Eppure a bordo tutto sembrava tranquillo.
Il silenzio era sceso sulla nave addormentata che
veleggiava a ormai oltre cinquemila miglia da
Capo Fire. Fin'anche il vento sembrava cadere,
dando all'atmosfera stagnante un senso di
vertigine amara.
Nell'aria, però, c'era un fremito strano, come
vibrazioni crescenti che preludono alla burrasca.
Sordi gorgoglii emergevano dal fondo dell'oceano,
mentre borbottii inconsulti echeggiavano tra le
vele in disarmo con sinistri scricchiolii tra
mezzana e trinchetto.
Ad un tratto era parso quasi di udire un rapido
frullio d'ali, di passaggio, come sicli d'argento
che risuonano stridendo in un'anfora sbrecciata.
Fu il nostromo per prima ad avvedersene: si tirò
su le brache allacciandosi alla meglio la
cintura, poi guardò meglio strofinandosi gli
occhi ancora vinti dal torpore del primo
risveglio.
Un barbaglìo in fondo a manca glissava
minaccioso secondando l'onda, s'ergeva imperioso
secando le brume spugnose dell'alba nascente, poi
scomparve di colpo. Una fitta caligine sembrava
aver preso il posto del primitivo chiarore, anzi
una fitta cortina di nebbie scendeva minacciosa a
baciare le acque nuovamente limacciose.
E d'improvviso s'udì una voce, quella che
sembrava una voce o un lamento, un canto
stridulo, acuto, penetrante come un arco
graffiato dall'archetto sul ponticello.
Impossibile non udirla.
L'equipaggio, alla spicciolata, uscì dalla stiva
misurandosi con lo sguardo, l'uno nell'altro, non
trovando risposte. Fu allora il capitano a
ordinare di fendere le nebbie.
Una lunga scia increspò l'acqua e, appena oltre
cento lunghezze, l'oscurità sembrò squarciarsi
e dalla dense foschie marine si sprigionò una
luce fredda e tagliente che inchiodò nel suo
raggio
un vascello!
Quasi un'apparizione.
attimi di sconcerto, di buio smarrimento,
finché il soffio sferzante dell'austro maligno
non graffiò tra le vele scomposte, a tribordo.
Il viaggio continua
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