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La Redazione Il Sommario Lettere al giornale

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Diario


Diario di Bordo

Il vascello fantasma

Nello Colombo

direttore


illustrazione: Anna Maria Goldoni


Prima che un livido chiarore allumasse a fatica emergendo dagli abissi notturni, il gravido ventre marino sembrava in subbuglio, come un otre rigonfio passato di mano in mano.
Eppure a bordo tutto sembrava tranquillo.
Il silenzio era sceso sulla nave addormentata che veleggiava a ormai oltre cinquemila miglia da Capo Fire. Fin'anche il vento sembrava cadere, dando all'atmosfera stagnante un senso di vertigine amara.
Nell'aria, però, c'era un fremito strano, come vibrazioni crescenti che preludono alla burrasca. Sordi gorgoglii emergevano dal fondo dell'oceano, mentre borbottii inconsulti echeggiavano tra le vele in disarmo con sinistri scricchiolii tra mezzana e trinchetto.
Ad un tratto era parso quasi di udire un rapido frullio d'ali, di passaggio, come sicli d'argento che risuonano stridendo in un'anfora sbrecciata. Fu il nostromo per prima ad avvedersene: si tirò su le brache allacciandosi alla meglio la cintura, poi guardò meglio strofinandosi gli occhi ancora vinti dal torpore del primo risveglio.
Un barbaglìo in fondo a manca glissava minaccioso secondando l'onda, s'ergeva imperioso secando le brume spugnose dell'alba nascente, poi scomparve di colpo. Una fitta caligine sembrava aver preso il posto del primitivo chiarore, anzi una fitta cortina di nebbie scendeva minacciosa a baciare le acque nuovamente limacciose.
E d'improvviso s'udì una voce, quella che sembrava una voce o un lamento, un canto stridulo, acuto, penetrante come un arco graffiato dall'archetto sul ponticello. Impossibile non udirla.
L'equipaggio, alla spicciolata, uscì dalla stiva misurandosi con lo sguardo, l'uno nell'altro, non trovando risposte. Fu allora il capitano a ordinare di fendere le nebbie.
Una lunga scia increspò l'acqua e, appena oltre cento lunghezze, l'oscurità sembrò squarciarsi e dalla dense foschie marine si sprigionò una luce fredda e tagliente che inchiodò nel suo raggio … un vascello!
Quasi un'apparizione.
…attimi di sconcerto, di buio smarrimento, finché il soffio sferzante dell'austro maligno non graffiò tra le vele scomposte, a tribordo.

Il viaggio continua …