Il primo mensile degli studenti della provincia di Sondrio distribuito anche in rete

 
La Redazione Il Sommario Lettere al giornale

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Cultura


Ma si è mai veramente liberi?

Lettera a un bambino mai nato

Concorso Letterario

Ma si è mai veramente liberi?

Maria Teresa Dell'Avanzo

red.: Liceo Scientifico "Donegani"


Nel suo “Doveri dell'uomo” Mazzini scrisse:

Dalla libertà morale nasce il vostro diritto alla libertà politica, il vostro dovere di conquistarla e di mantenerla inviolata, il dovere altrui di non menomarla. La libertà è sacra come l'individuo del quale rappresenta la vita. Dove non è libertà, la vita è ridotta ad una pura funzione organica".

Nel mondo attuale, in cui tutto appare lecito e consentito, talvolta si assiste paradossalmente a situazioni di limitazione del libero arbitrio. Ciò non avviene direttamente, come poteva essere in passato, ma in modo subdolo e ugualmente, se non peggio, distruttivo.
Gli esempi sono tanti, ma non allontaniamoci troppo: parliamo degli studenti. Quante volte nelle aule scolastiche ci si può sentire mentalmente oppressi? Quante volte prima di esprimere un'opinione la si valuta attentamente dicendosi “E se il prof. fosse acerbamente contrario, che conseguenze pagherei?”. Quante volte di fronte ad uno sciopero si preferisce la comoda via del “non esporsi” piuttosto che seguire quella - certo più difficile - della responsabilizzazione delle proprie idee?
Forse noi studenti viviamo il problema in un'ottica ristretta.
Tutt'al più, di fronte ad una divergenza, un insegnante, un preside, anche un compagno poco equilibrati e rispettosi potranno ritenerci antipatici e renderci la vita più difficile.
Problemi più seri sorgeranno dopo, quando, da adulti, ci troveremo costretti, talvolta, a chiudere gli occhi e serrare la bocca, altrimenti determinati ambienti lavorativi potrebbero chiudersi e molte possibilità esserci negate.
Ma com'è possibile?
Di fronte ad un regime dittatoriale l'individuo ha, da sempre, lottato per ottenere libertà di pensiero e di conoscenza, sacrificando anche il proprio sangue. Colui che, timoroso di esporsi, pensa esclusivamente alla conduzione della propria vita nel segno della “tranquillità”, diventa complice silenzioso di chi esercita su di lui soggezione.
Oggi, un atteggiamento di questo tipo è un vero insulto all'inviolabilità dei propri diritti, è una mera “riduzione della vita ad una semplice funzione organica”.
Quindi il problema non è tanto nella possibilità di esprimersi liberamente, quanto nella condizione di invalicabilità di limiti da noi stessi posti. Disinteressandoci dei problemi che ci circondano, illuminati da un gretto utilitarismo, non facciamo altro che lasciar affondare le nostre conoscenze nell'inerzia, lasciando fare agli altri. Dittatori di noi stessi, ci autolimitiamo calpestando le nostre scelte e vietiamo a noi stessi la possibilità di essere parte attiva della società, annullando la facoltà di poter concepire - anche solo utopisticamente - la grandiosità di un progetto di bene comune. Qualcuno potrebbe affermare: “Chi mi vieta di starmene a casa, badando ai miei interessi, a divertirmi, a dormire tranquillamente? Chi mi costringe a cercare guai interessandomi di politica, protestando e sostenendo le mie idee? Non è forse una mia libertà anche questa?”
Solo apparentemente, infatti anche un regime totalitario può garantire la soddisfazione di bisogni materiali e fisiologici (ancora la riduzione della vita a funzione organica), ma non si può chiamare libertà.
In un sistema democratico, dobbiamo sentire il dovere di essere cittadini, perché è nel momento in cui non siamo più gelosi delle nostre libertà che la politica prevale sul bene pubblico e si occupa degli interessi di classe, diventando totalitaria.
Di questi tempi nella vita concreta di tutti i giorni, spesso pare di capire che l'obbligo imperante sia “non esporsi”, “non pronunciarsi”, vale a dire “non compromettersi”. Forse la nostra società (e noi siamo la società) per chissà quale distorsione morale, condanna - magari non direttamente - la libera espressione di idee con l'emarginazione, la castigazione? Se così fosse, si tratterebbe di una grave prevaricazione, sarebbe un esempio palese di violenza alla libertà individuale.

Ma allora ... si è mai veramente liberi?



Ultima modifica: 25 febbraio 1999