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La Redazione Il Sommario Lettere al giornale

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Cultura


Ma si è mai veramente liberi?

Lettera a un bambino mai nato

Concorso Letterario

Lettera a un bambino mai nato

di Oriana Fallaci

Sara Giacomelli

red.: Liceo Classico "Piazzi"


"Non spetta a noi stabilire a priori chi sarà sbagliato e chi no, se sarà sbagliato o no. Omero era cieco e Leopardi era gobbo. Se gli Spartani li avessero gettati dalla Rupe Tarpea, se le loro madri si fossero stancate di portarli in seno, oggi l'umanità sarebbe più povera: escludo che un campione olimpionico valga più di un poeta storpio…".

L'indecisione di una madre davanti a una responsabilità grandissima, la maternità, appunto, espressa in una sorta di "racconto - poesia", caratterizzata dall'alternanza di odio e amore, insicurezza e dolcezza.
Il monologo di una donna che rivela le sue più cupe angosce, nel momento in cui deve scegliere tra la vita e la morte della creatura che porta in grembo. Gli strazianti interrogativi che portano la madre ad una conclusione: la maternità non è un dovere morale, né tanto meno una questione prettamente biologica, bensì una scelta cosciente e responsabile, la realizzazione più completa e consapevole dell'amore fra due persone mature.
Inserendosi in un contesto abbastanza delicato, l'autrice concentra l'attenzione del racconto sulle domande che la madre, priva di qualsiasi sostegno morale, si pone in continuazione: cosa desidererà il bambino? preferirà nascere, provare gioie e soddisfazioni, affrontando le difficoltà con coraggio, oppure rinunciare a un bene così grande, qual è, appunto, la vita?

L'autrice non intende rimproverare o ammonire, ma fare acquisire una maggiore consapevolezza dinanzi a scelte importanti legate al valore della vita e alle conseguenze delle proprie azioni.
E' fondamentale considerare la posizione ecclesiastica e quella laica sul problema dell'aborto. Da una parte il papa che invita tutta la cristianità a rifiutare l'interruzione della gravidanza e, soprattutto indirizza la coscienza della donna e dell'uomo (figura spesso dimenticata) ad avere maggiore considerazione del valore della vita. D'altro canto lo Stato che ha legalizzato l'aborto (legge 194) dal 1978, con conseguenze a dir poco vergognose: da una recente indagine è stato infatti scoperto che questa legge, solo in Umbria, in vent'anni ha provocato la soppressione di 60.849 vite umane, paragonabile allo sterminio di un'intera città.
Ora, considerando i progressi compiuti nel campo della scienza e della medicina, sembra quasi che l'uomo alla "conquista dell'universo", stia rinunciando ai suoi diritti più elementari, quali quello alla vita?
Cinquant'anni fa l'ONU approvava la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo che all'articolo 3 recita: "Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona".

La domanda allora sorge spontanea:

"L'aborto è un omicidio?".



Ultima modifica: 25 febbraio 1999