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Arancia meccanica

Ricordando Kubrick

Arancia Meccanica

Mattia Agostinali

red: Liceo Classico "Piazzi"


Quando, nel 1962, A. Burgess scrisse il suo romanzo "A Clockwork Orange", di certo non immaginava che quest'ultimo avrebbe dato origine ad uno dei film più importanti e, soprattutto, più discussi della storia del cinema. Stanley Kubrick, il geniale autore di 2001- Odissea nello spazio, prematuramente scomparso solo qualche settimana fa, diresse nel '71 "Arancia meccanica", pamphlet fantascientifico dai risvolti filosofici.
Furono proprio queste ambizioni a farne la rovina (o la fortuna?).
Alex, giovane teppista cultore dell'ultra-violenza e della musica di Beethoven, trascorre le sue serate tra bevute di "Latte Più" (il "più" è costituito da mescalina e simili) nell'ambiguo Korova Milk Bar e violenze gratuite come l'ormai famoso stupro in casa di uno scrittore sulle note beffarde di Singing in the rain.
Dopo aver accidentalmente ucciso una donna nel corso di una rapina, viene tradito dai compagni, (i drughi), ed arrestato.
In prigione chiede di essere sottoposto al trattamento "Lodovico", che, attraverso l'inibizione verso qualsiasi forma di violenza, permetterebbe al detenuto l'immediato reingresso nella società. Ma i suoi effetti sono talmente devastanti che Alex da carnefice diviene vittima: viene ripudiato dai genitori che lo hanno idealmente sostituito con un odioso pensionante, e malmenato dai suoi ex-amici che ora sfogano i loro istinti brutali nelle fila della polizia.
Dopo un tentato suicidio, ritornerà alle sue antiche abitudini, ma al servizio del governo.
Primo film ad utilizzare il Dolby Surround, Arancia meccanica si distingue per il frequente uso di accelerazioni, ralenty e grandangoli, che contribuiscono a creare quello stile barocco, inizialmente piuttosto odiato e malcompreso da alcuni critici cinematografici legati ad un certo tipo di purismo formale tipico del Neorealismo.
Kubrick, non ricorre a virtuosistici movimenti di macchina in stile, ma utilizza genialmente tecniche alternative. Memorabile la scena dell'orgia a velocità decuplicata sulle note del Guglielmo Tell di Rossini. Una sequenza da antologia: nel contesto di un mondo sempre più disumanizzato, ogni traccia di romanticismo e umana debolezza deve essere eliminata a favore di una istintiva e frenetica meccanicità.
I personaggi appaiono tutti piuttosto stereotipati. Assolutamente incolore la madre di Alex, impotente di fronte alla malvagità del figlio. Talmente asservito e convinto dell'efficacia del suo compito, il capo delle guardie, si rende più cattivo degli stessi detenuti. Infine, lo stesso Alex, seppur malvagio, ma probabilmente la figura più positiva del film, in quanto è l'unico che non cela la sua amoralità che accomuna tutti i personaggi, dietro alla maschera del perbenismo ed una onestà finalizzata al perseguimento dei propri obiettivi. Tutti personaggi irreali, esagerazioni volte ad una satira pungente su una società consumistica e perbenista.

Arancia meccanica sembra aver precorso i tempi di almeno quindici anni: se da un lato la critica non ne ha completamente capito la tecnica, il pubblico ha inevaso i suoi contenuti, favorendo i soliti moralisti che ne deprecavano la violenza eccessiva.
Ma la sua esagerazione non poteva essere evitata: nessuna delle sue scene forti è gratuita. Da parte mia credo che ad impressionare siano più che altro la leggerezza e la naturalezza con cui essa scorre sullo schermo, almeno nei primi quaranta minuti. Purtroppo Kubrick si è visto costretto a ritirarlo dalle sale in Inghilterra, dopo che alcuni ragazzi avevano cominciato ad emulare le gesta del protagonista.
Questa incomprensione di fondo gli ha però creato attorno quell'aura mitologica che trasforma una pellicola in un cult-movie inimitato perchè inimitabile.

Un capolavoro, dunque, che richiede un'attenta riflessione.

Ultima modifica: 28 marzo 1999