Cultura
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"Palomar" di Italo
Calvino
Daniela Piraino
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red.: Liceo Classico
"Piazzi"
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Palomar, un nome bello come un
suono.
Un nome che innanzitutto è un uomo che vuole essere
una finestra attraverso la quale il mondo guarda il
mondo. Un uomo che ricerca l'armonia, in una
realtà piena di stridori. E per capire questo mondo in
cui non si identifica, disincantato, lo osserva, con la
lucida oggettività di una descrizione scientifica, teso
nella ricerca del vero e di se stesso, con la limpida
freddezza di un fuoricampo, senza lasciare spazio ad
emozioni, a sentimenti. E per questo colpisce. Per l'esattezza
della sua descrizione, per la capacità di puntare al
cuore delle cose, cristallizzando il fotogramma della
loro essenza, un attimo prima di narrarle.
Il riflesso del sole sull'azzurro del mare, narrato da
tanti, descritto in un solo modo, quello che vedono gli
occhi del signor Palomar - Devo attenermi a ciò
che vedo- quello che è.
Poi, l'ultima sezione del libro, le esperienze
speculative riguardanti il tempo, l'infinito, il rapporto
tra l'io e il mondo. Dalla descrizione più oggettiva
alla meditazione più pura. Il fluire lineare ed
essenziale dei pensieri di una mente razionale e divina.
Tuttavia, Palomar si riscopre anch'egli una realtà
facente parte di quella più grande del mondo e che
qualcun altro come lui, se mai esiste, analizza. Ecco
cosa fanno gli occhi umani e contingenti del signor
Palomar. Analizzano. Da qui lo sforzo di escludere anche
quel poco di parziale che vi è nel suo punto di vista ed
ecco che nega anche la propria persona. S'immagina morto,
un morto scorbutico, estraniandosi totalmente dal mondo.
E in chiusura, pensa ancora il signor Palomar, quello che
è un po' il corollario di un teorema.
Ogni istante a descriverlo si dilata tanto che non
se ne vede più la fine.
Ed è questo ciò che Calvino sa fare, ciò che la vera
letteratura sa fare. Chiamare le cose col loro nome,
pulito, geometrico. Renderle eterne, fissandole lì per
sempre, avendo liberato la loro anima.
Palomar è un nome che innanzitutto è un uomo che ancora
prima è una raccolta di racconti, pubblicata nel 1983.
Calvino la riassunse, a paradigma della sua
essenzialità, in due frasi:
Un uomo si mette in marcia per raggiungere, passo a
passo, la saggezza. Non è ancora arrivato.
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