Spettacolo
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Poltrona in prima fila
La
vita di Galileo
Cristina
Gerosa
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red.: Liceo Scientifico
"Donegani"
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In scena al
Pedretti è "La vita di Galileo", il
dramma storico di Bertold Brecht che ci racconta la
vicenda del grande scienziato.
Un Galileo, questo, a cui piace la vita concreta e
quotidiana, un Galileo umano, ma,
contemporaneamente, un Galileo innamorato del sapere,
fiducioso fino alla fine nella ragione dell'uomo.
Io credo nell'uomo, e questo vuol dire che credo
nella sua ragione! Se non avessi questa fede, la mattina
non mi sentirei la forza di levarmi dal letto,
dichiara nel terzo atto.
Ma è una ragione probabilmente estranea all'universo
intellettuale seicentesco, che fonda i suoi principi
sull'arbitrarietà dei puri rapporti di forza. Infatti
quest'élite di pensatori, che di scientifico ben poco
hanno, riesce a sconfiggere l'ingenuità del personaggio.
Nel 1633, posto davanti agli strumenti di tortura,
Galileo è costretto ad abiurare solennemente rinnegando
tutta la sua dottrina. E' la scena drammatica per
eccellenza: la vittoria del potere sulla verità,
l'affermarsi della supremazia del dogma, cieco di fronte
al rigore scientifico delle dimostazioni e degli
argomenti. La potenza ideologica dell'opera è immediata,
e asssume una valenza ancora maggiore, per la sua
attualità, nel contesto socio-politico dell'autore, di
cui egli denuncia il sistema repressivo di potere.
Sotto la regia di Gigi Dall'Aglio, ad interpretare il
protagonista è un entusiasmante Mariano Rigillo, che
sostiene le tre ore di recitazione con maestria.
Ad aiutarlo un cast formato da attori forse meno esperti,
ma non per questo deludenti, che vanno ad interpretare le
numerose parti minori, dall'aiutante Andrea alla figlia
un po' bigotta, dall'inquisitore alla corte dei Medici,
e, ad ogni modo applauditissimi dal pubblico.
Forse l'unica stonatura in un coro così melodioso è la
scenografia, un po' sotto tono nei confronti della cruda
carica drammatica dell'opera. In particolare l'artificio
del disco in cui appare l'immagine del cielo, quel cielo
che Galileo ed i suoi aiutanti osservano nel
cannocchiale, sembra anche a noi meno esperti
banalizzante e soprattutto riduttivo di quella che è una
grande interpretazione del testo Brechtiano.
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