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La Redazione Il Sommario Lettere al giornale

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Cultura

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Quando la vita genera la morte

Se la storia è maestra di vita

Viaggio in un quadro

Un'avventura drammatica

Il libro d'oro

La laguna blu dei delfini

Tormento e vergogna

Parole in libertà

Concorso Letterario

Un'avventura drammatica

Mirko Farina

red.: Scuola Elementare di Montagna


Era un bellissimo pomeriggio, faceva un gran caldo e Gabriele era venuto a invitarmi a fare una passeggiata lungo l'argine del fiume.
Al primo pomeriggio eravamo già in cammino. C'era un cielo d'un azzurro limpido e terso e un sole che spaccava le pietre. Parlavamo della scuola, degli allenamenti e delle partite con la Polisportiva. Più volte ci siamo beccati perché Gabriele tiene all'Inter mentre io sono juventino.
Il posto era magnifico senza il frastuono della gente e dei claxon della città, si sentiva solo il fragore dell'acqua impetuosa. Felicissimi seguimmo il sentiero che attraverso un vasto e maestoso bosco di pioppi conduceva al vecchio ponte di legno che portava all'antico castello medioevale. Varie volte eravamo passati di lì e fui io a precedere Gabriele avanzando verso la sponda opposta.
Non ricordo bene come accadde, ma, arrivato a metà del ponticello, sentii uno scricchiolio e un'asse sotto ai miei piedi cedette di colpo facendomi precipitare in acqua.
Lanciai un urlo disperato: - Aiuto, aiuto! Non so nuotare! - In quegl'attimi il cuore mi batteva all'impazzata, l'ansia e la paura ebbero il sopravvento e mi assalì la disperazione. Cercavo di restare a galla come potevo, ma, purtroppo, la corrente mi trascinava verso il fondo. Fortunatamente lungo il corso del fiume c'era una rocca a cui mi aggrappai con tutte le mie forze.
Gabriele, disperato, cercava di chiamare aiuto, ma in giro non c'era anima viva. Corse nel bosco lì vicino e raccolse un ramo spezzato, poi ritornò sul greto gridandomi: - Vedi questo ramo, ora te lo lancio! Cerca di afferrarlo, hai capito? - Io non fui in grado di rispondere.
Dopo vari tentativi, a fatica, riuscii ad aggrapparmi a quell'esile via di salvezza e Gabriele con un grande sforzo mi trascinò a riva. Subito mi chiese: - Stai bene? Ti sei fatto male? Sei tutto intero? Sfinito mi sdraiai nell'erba, lo abbracciai e con l'ultimo filo di voce rimastami gli dissi: - Sì, sto bene, grazie per avermi salvato la vita!
Da quel giorno promisi a Gabriele che non mi sarei mai dimenticato del suo coraggioso gesto.

Ultima modifica: 02 maggio 1999