Zac era
un bambino di circa 12 anni, di statura medio
piccola, i capelli erano corti e crespi, color
nero come il carbone, infatti, tutti lo
chiamavano Carboncino. Aveva gli
occhi azzurro-turchese come il mare d'estate
quando vi si riflettono i caldi e lucenti raggi
solari. Era un ragazzo vivace che vedeva
dappertutto avventura e mistero
Un giorno, durante i suoi soliti giri di
esplorazione su un'isola dell'arcipelago delle
Haway dov'era in vacanza, inciampò in una strana
leva, ma non ebbe il tempo di scoprire altro
perché la madre lo obbligò a rientrare subito a
casa.
Il mattino seguente si alzò al sorgere dell'alba
dominata dalla luce del sole tropicale che
inondava con il suo tepore l'isola e il mare
circostante. Tentò invano di ritrovare quello
strano arnese, ma scorse sulla sabbia fine delle
strane impronte. Ad una più attenta analisi
concluse che appartenevano a quattro animali
diversi: a un cerbiatto, a una gallina, a un
gatto e a un uomo. Zac decise di seguire le orme
inoltrandosi nella foresta di quell'isola ricca
di altissime piante frondose e di liane che
pendevano senza vita al suolo.
Ad un tratto terminarono nelle vicinanze di una
limpida pozza d'acqua dai riflessi turchesi.
Strano che in quelle acque così limpide non ci
fossero pesci.
Zac improvvisamente scivolò sulla superficie
argillosa e per non finire nel laghetto si
aggrappò ad una liana. Come per magia,
dall'acqua affiorò una costruzione simile a un
enorme fungo porcino. Carboncino aprì con
cautela una finestra socchiusa. All'interno non
c'erano mobili, ma enormi contenitori in cui
ribollivano e fumavano strane pozioni magiche
contenute in provette e alambicchi collegati a
serpentine trasparenti. Zac fu colpito da una
strana sostanza informe che fluttuava nell'aria
cambiando colore, mimetizzandosi con l'ambiente.
Poi il suo sguardo si pose su di un foglio
gelatinoso appeso alla parete con parole
incomprensibili.
Osservando con più attenzione si accorse che il
testo, scritto al contrario, era la formula
chimica della gelatina voltante che permeava la
stanza. Con decisione prese un barattolo dalla
sua sacca e vi imprigionò la soluzione
fluttuante. Raccolse anche il foglio viscido poi
s'incamminò.
Dopo un po' sentì una strana voce da dietro a un
cespuglio. Con timore spostò le fronde e vide un
essere indescrivibile dalle sembianze di
un'enorme formica che aveva una zampa di
cerbiatto, una di gallina, una di gatto e una
d'uomo. Era lui il mostro, l'essere dalle
impronte misteriose della spiaggia! Aveva
un'enorme testa sormontata da due grandi occhi
gialli e penetranti e sul capo due grandi antenne
fosforescenti. Il suo corpo era di un orribile
colore verde marcio ed emanava una puzza
insopportabile.
Il ragazzo era inorridito, ma con una rapida
mossa superò l'orribile mostro e iniziò a
correre come una lepre rincorsa da una volpe.
Seminato l'essere repellente, prese fiato, ma
un'altra orrenda visione l'attendeva: uno
scheletro di delfino ai suoi piedi. Allora
raggiunse la Laguna Blu, accostandosi alle acque
di quel luogo meraviglioso ed ecco affiorare un
branco di bianchi delfini a cui il ragazzo
intendeva offrire la sostanza gelatinosa
contenuta in un'ampolla di vetro, ma il mostro lo
prevenne facendolo cadere in acqua con la pozione
che andò a depositarsi sul fondale sabbioso, poi
scappò, fiero di essersi liberato del ragazzo e
della magica pozione che avrebbe guarito i
delfini dalla malattia mortale che li affliggeva
da tempo.
Ma qualcosa andò storto nei suoi piani perché
un delfino riportò a galla l'ampolla fino a Zac
che subito versò la gelatina in acqua preda
sicura di tutti i delfini. Zac si trovò così
circondato dai suoi amici dai quali non si
sarebbe mai più separato per il resto della sua
vita.
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