"Nella
maggior parte dei casi, l'ora della liberazione
non è stata né lieta, né spensierata: scoccava
per lo più su uno sfondo tragico di distruzione,
strage e sofferenza (
). La pena della
famiglia dispersa o perduta, della propria
estenuazione, che appariva non più mendicabile,
definitiva; della vita da ricominciare in mezzo
alle macerie, spesso soli
"
(Primo Levi, " I sommersi e i salvati")
E' difficile
comprendere la straziante e insopportabile
situazione di chi è sopravvissuto alle
umiliazioni del campo di concentramento; è
impossibile far parlare i veri testimoni delle
crudeltà naziste, i sommersi, coloro che nei
lager "hanno visto la Gorgone" e sono
silenziosamente morti. Primo Levi raccontava con
angoscia quanto fosse stato difficile convivere,
dopo la liberazione, col ricordo delle violenze,
dei massacri e delle umiliazioni subite.
Nel suo ultimo libro "I sommersi e i
salvati", continuava ad insistere sulla
vergogna che provava (lui, come tanti altri
sopravvissuti), ogni volta che pensava al suo
passato
e la sua angoscia cresceva,
cresceva, portandogli via, giorno dopo giorno,
persino la voglia di vivere (Primo Levi si
suicidò nel 1987 a Torino)
La sua mente
tornava ai compagni morti, a coloro ai quali non
aveva potuto prestare aiuto e a quelli che, come
lui, avevano sopportato intere giornate di lavoro
senza potersi nemmeno lamentare.
La vergogna dovremmo provarla anche noi, quando
vediamo i volti e i cadaveri della gente del
Kosovo! La televisione trasmette minuto per
minuto i vari attacchi aerei, mostra immagini
strazianti di donne che piangono davanti ai figli
morti
Come è possibile che, alle
soglie del 2000, nonostante il progresso e le
notevoli scoperte scientifiche, l'uomo non riesca
a frenare l'istinto di prevalere sugli altri?
Come è possibile che gli interessi dei potenti
vertano sempre verso il guadagno e mai verso la
pace, la tranquillità e la serenità?
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