In un paese lontano
lontano lontano
tutti gli abitanti erano
tristi perché non conoscevano altri suoni
all'infuori delle parole.
Le persone non facevano altro che parlare,
palare, parlare
E parlavano in modo noioso, senza intonazione,
creando cantilene continue: BLA, BLA, BLA,-BLA,
BLA, BLA.
Per la verità, non esistevano neppure le
immagini, né i colori: niente quadri, niente
foto, neppure un disegno.
Tutto era grigio, nero, bianco.
Non c'era il sole giallo, non c'era il cielo blu,
non c'erano i prati verdi, non c'era il mare
azzurro, né i variopinti fiori.
Un giorno
alcuni bambini stavano giocando nella piazza del
paese, quando videro arrivare in fondo al viale
uno strano personaggio. Portava un gran cappello
di paglia, indossava una larga maglietta con
disegnato un paesaggio tutto colorato. Sulle
spalle portava a fatica un enorme borsone. Il suo
volto era sereno e bonario, gli occhi gioiosi, il
sorriso era dolcissimo. Camminando, fischiettava
melodiosamente.
I bambini gli si fecero intorno, mentre dal suo
borsone estraeva dei bellissimi quadri e li
sistemava in bella mostra sui cavalletti.
Il primo quadro rappresentava un villaggio
costituito da piccole casette bianche con
giardini ricchi di palme rigogliose e sullo
sfondo un immenso deserto: era un angolo del
Marocco.
Nel secondo quadro spiccava l'immagine di una
grande torre, simbolo della città di Parigi, in
Francia.
Nell'ultimo quadro si poteva ammirare una veduta
di Venezia, con i suoi canali e le sue famose
gondole.
Lucia, Monica, Valentina, tre bambine molto
curiose, attirate dai colori, piano, piano, si
avvicinarono ai quadri, fino a sfiorarli
Una forza misteriosa le attirava sempre più,
finché
piombarono nei quadri.
Lucia
si ritrovò in un posto sconosciuto e confusa si
guardò in giro. In lontananza si udivano fragili
suoni trasportati dal vento. La bambina,
spaesata, li seguì.
Si ritrovò nel bel mezzo di una festa, che si
svolgeva nella piazza del paese: era Agadir, in
Marocco.
Il ritmo della festa la coinvolse a tal punto che
si ritrovò a cantare e danzare pure lei. Cantò
e danzò per tutta la notte. Man mano che il
tempo passava i suoi passi erano sempre più
sciolti, finché diventò brava come gli altri
ballerini. Ad un tratto, mentre danzava, si
accorse che stava canticchiando in quella lingua
tanto strana: in breve tempo aveva imparato tutte
le canzoni. Ormai stanca, si sedette su una
panchina della piazza e si addormentò.
All'alba improvvisamente la forza misteriosa la
risucchiò
Monica
finì su una morbida poltrona di un teatro di
Parigi.
Per l'inaugurazione della stagione teatrale il
proprietario aveva invitato dei gruppi
folcloristici. Sul palco si esibivano i ballerini
e i cantanti, mentre l'orchestra suonava.
Ad un tratto un ragazzo la invitò a salire sul
palco. Monica conosceva il francese perciò capì
e accettò. Impaurita ed emozionata, si ritirò
in un angolo ad osservare.
Il suo nuovo amico la prese per mano, la
trascinò verso il centro del palco e le mostrò
i passi da fare. Dapprima era impacciata, ma pian
piano imparò a seguire il ritmo e ci
prese gusto! Danzò tutta la serata e imparò
nuovi canti. Allo scoccare della mezzanotte,
mentre felice raccoglieva gli applausi, fu
risucchiata dalla forza.
Valentina
piombò nel bel mezzo del carnevale di Venezia.
Piazza S. Marco era colma di maschere, di
coriandoli, di stelle filanti, di musiche, di
canti, di balli
La bambina gironzolò per
un po', attirata dai colori e dai suoni, poi si
avvicinò a un gruppo di ragazzi con i costumi
delle regioni d'Italia.
Il gruppo "giovani Siciliani" eseguiva
un ballo ritmato dal suono dei tamburelli e molto
coinvolgente: era una frizzante tarantella.
Valentina, stupita, si unì ai ragazzi e
incominciò a danzare in mezzo ai costumi
variopinti. La gente, che passava nei dintorni,
fu attirata da quello spettacolo: incuriosiva
soprattutto quella bimbetta che si muoveva come
una professionista. I componenti del gruppo si
disposero in cerchio intorno a lei, lasciandola
al centro. I presenti cominciarono a tenere il
ritmo battendo le mani: l'entusiasmo aumentava
sempre più.
Alla fine del ballo scoppiò un fragoroso
applauso e Valentina fu portata in trionfo. Tutta
la piazza era in festa, la bambina, saltellando,
si spostava da tutte le parti e osservava e
imparava altri canti e altre danze
finché, improvvisamente, la forza misteriosa la
portò via.
Volando,
volando in un turbine di colori, la forza
riportò le bambine nel loro paese.
CHE MERAVIGLIA! Nel cielo azzurro splendeva il
sole giallo, i prati erano verdi e pieni di
colorati fiori. Nelle case il grigio e il nero si
tramutarono in rosa, giallo, rosso, verde, blu
Le tre amiche, tenendosi per mano,
percorsero ballando e cantando tutte le vie del
paese.
Man mano che passavano, la gente si univa a loro
e le seguiva. Tutti erano allegri, cantavano con
voci squillanti e si muovevano al ritmo della
musica che magicamente proveniva dal borsone del
pittore. La festa durò a lungo con gioia di
grandi e piccini.
Al tramontar del sole, il pittore raccolse tutta
la sua mercanzia, si caricò il borsone sulle
spalle e si avviò. Arrivato in fondo alla via si
girò, fece un gran sorriso, salutò con la mano
e disse:
- Vi saluto, amici cari, vado in un altro paese a
portare l'allegria. Tenete con cura i doni che
avete trovato, non buttateli al vento ma
coltivateli come preziosi fiori.
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