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La Redazione Il Sommario Lettere al giornale

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Scuola

Ricordi quelle sere passate…alla Certosa?

Se vuoi esser "Dottor"

Roberto Arnone

red: fac. Medicina Univ. di Pavia


Questo è ormai il V anno che studio a Pavia, anche se mi sembra passato poco dai tempi in cui ero matricola.
Ero arrivato in questa città quasi per caso (in un primo tempo avevo scelto Milano) e con una valigia piena di perplessità sul da farsi. Ma in breve, però, si sono diradate le nebbie che mi impedivano di vedere il mio futuro.
Superato il test per entrare alla facoltà di Medicina e Chirurgia, ho iniziato a stringere nuove amicizie. Qui non è certo difficile, dato il movimento di giovani di tutte le facoltà, la maggior parte di questi “strappati” dalla loro città di origine e “catapultati” (è proprio il caso di dirlo, visto il gran numero di studenti provenienti dal Sud e dall'Estero) nella fredda Pavia, desiderosi, come me, di “immergersi” in nuove situazioni e conoscere nuova gente.
All'inizio, il fatto di andare e vivere lontano dai miei l'ho vissuto molto serenamente (per non dire “in maniera entusiastica”, rischiando di essere scortese nei loro confronti), avevo proprio bisogno di cambiare aria; mi sono scoperto improvvisamente maturo e responsabilizzato, dovevo badare a me stesso e tirare avanti una casa da solo: non c'era più la mamma che ti cucinava i pranzetti e che ti faceva trovare sempre una camicia pulita.
C'è voluto un po' di rodaggio, ma credo di essermela subito cavata bene.
Ho condiviso il mio appartamentino per due anni con due cari amici, ma poi, forse sotto la spinta di un desiderio di maggiore libertà, sono andato a vivere da solo (sì, come Jerry Calà) in un piccolo monolocale vicino al Policlinico S. Matteo in una zona tranquilla, perfetta per gli studenti della mia facoltà, vista la vicinanza agli istituti.
Le persone che ho conosciuto i primi giorni di Università sono ora i miei migliori amici: vivere a stretto contatto, condividere molti interessi, non ultimi quelli universitari, ti fa avvicinare molto. Con loro, tra un festino in discoteca e una cena di facoltà, ho trovato il tempo di preparare i miei primi esami.
E' stato fondamentale il fatto di spronarsi a vicenda e trovare subito gli stimoli giusti. Da allora il mio iter universitario è stato abbastanza regolare, il segreto è trovare un buon ritmo, miscelando studio e hobbyes in un giusto coktail.
Gli svaghi a mio avviso sono necessari per “ricaricare le pile”: non si può trascorrere sempre sui libri il momento forse più bello della nostra vita ( ! ).
Ho scelto una facoltà lunga e difficoltosa, ma non sono comunque pentito della mia scelta, anche se alcuni esami mi sono sembrati insormontabili perché poi, arrivato al quarto anno, inizi a toccare con mano quello che studi su un foglio e le motivazioni si moltiplicano.
Quando inizi a frequentare uno dei vari reparti del S. Matteo, con il tuo bel camice bianco, il fonendoscopio in tasca e al seguito di validi medici partecipi ad alcune visite, ve lo assicuro, provi un'enorme soddisfazione, anche se all'inizio ti competono solo misurazioni di pressione e prelievi.
Forse questo è il limite, tutto italiano, della mia facoltà: la pratica inizia tardi e, se sei sfortunato, fai ben poco, si privilegia di molto la teoria, ma è poi così giusto? La meta è comunque lontana, anche perché, conseguita la laurea, ho deciso di specializzarmi (da 2 a 5 anni supplementari!), nella speranza di essere poi avvantaggiato nel campo lavorativo.

Se oggi mi guardo indietro, vedo molti momenti difficili, parecchi sacrifici, ma altrettante gioie. Studiare non è certo uno scherzo, l'importante è capirlo sin dall'inizio, e qualche rinuncia è d'obbligo, anche per rispetto di coloro che ti mantengono all'Università,che ti pagano la casa o il collegio e magari anche la macchina: sempre mamma e papà.
Proprio di loro, quando è parecchio che non torno a casa, sento nostalgia, cosa che i primi tempi non avrei mai pensato, così come dei vecchi amici di Sondrio, ma ci sono delle priorità da rispettare.

Se anche tu, un domani, tra alcuni anni, avrai di questi pensieri, stringi i denti, solo così diventerai il “Dottor” …

Ultima modifica: 28 marzo 1999