Il primo mensile italiano interamente redatto da studenti e distribuito anche su rete

La Redazione Il Sommario Lettere al giornale

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Società

Asiatici, africani ... amici o nemici?

C. Martina - A. Manganelli - D. Valbuzzi - C. Cervatti - C. Franceschina

red: Scuola Media "Sassi"


Sentiamo ogni giorno persone che protestano contro il razzismo, poi, magari, sono proprio loro, il giorno dopo, a ritrovarsi in piazza per manifestare contro gli immigrati che vengono in Italia alla ricerca di una soluzione ai loro gravissimi problemi. Ma è giusto protestare contro coloro che cercano soltanto di sopravvivere? È una colpa essere poveri e bisognosi d'aiuto?
Abbiamo chiesto a persone che appartengono a tre diverse fasce d'età che cosa pensano di questo problema. Risposte abbastanza simili. Sembrerebbe che la maggior parte capisca i problemi e quindi non debba considerarsi razzista anche se riscontriamo delle contraddizioni soprattutto nelle persone più anziane. Ma vediamo cosa ne pensano i diretti interessati come gli studenti extracomunitari che hanno frequentato la "Scuola Media Sassi": la maggioranza ha dichiarato di essersi trovata bene tra noi e di non aver riscontrato in zona alcuna forma di razzismo. In Italia si è accesa per loro una speranza di una vita migliore, anche se le difficoltà d'inserimento sono comunque notevoli.

Un dato balza allora subito all'occhio: passate le frontiere, nessun titolo di studio vale più. Ed eccoci di fronte al "panettiere con laurea" che comunque è un privilegiato perché riesce a vivere con dignità. Ecco perché molti tentano faticosamente di apprendere la lingua italiana e di conseguire almeno la licenza media.
Ma allora, da dove viene il razzismo che vediamo intorno a noi? Forse nella singola persona, nasce da un istinto involontario quando avviene un contatto diretto con il problema ed esplode poi nella massa. Pensiamoci bene: noi viviamo nel benessere e ad ogni difficoltà reagiamo come se ci crollasse il mondo addosso. Ma cosa dovrebbero dire i bambini che perdono i loro genitori, le famiglie distrutte dalla guerra e dalla povertà? Non resta loro che fuggire in altri paesi verso un futuro incerto, sperando nella bontà di chi li dovrà accogliere. Con che coraggio possiamo respingerli? Pensiamo per un attimo di trovarci nella loro situazione. Non spereremmo nella benevolenza del nostro vicino?
In un passato non molto lontano anche l'Italia ha avuto gravissimi problemi; se, l'America soprattutto, ma anche altri Paesi non avessero dato accoglienza ai nostri immigrati, molti non sarebbero sopravvissuti. Quando si ha un debito con una persona bisogna saldarlo. Noi (nord del mondo) abbiamo contratto un immenso debito in termini di vite e di risorse, nel periodo del colonialismo, con Africa, America latina e Asia Meridionale, parti del mondo che ancora oggi stiamo sfruttando. È a questo che dobbiamo pensare, prima di cacciarle, se persone povere provenienti da questi paesi bussano alla nostra porta per chiederci aiuto.
Ci stiamo avviando, anche se lentamente, a divenire una società multietnica; saranno indispensabili forti cambiamenti, soprattutto mentali, da parte di tutti se vorremo vivere in pace e in serenità. È vero che in Italia arrivano anche delinquenti, ma non bisogna generalizzare, perché la maggior parte degli immigrati è costituita da gente onesta; non dimentichiamoci, del resto, che noi abbiamo portato in America la mafia.
Per finire, vogliamo ricordare le numerose organizzazioni di volontariato che hanno a cuore i problemi di queste persone e cercano di porvi rimedio. Singolarmente non possiamo fare molto, però, se iniziassimo ad apprezzare ciò che abbiamo, non faremmo alcun affronto a chi non ha niente.

Ultima modifica: 08 giugno 1999