Scuola
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Contrastanti gli
esiti dell'inchiesta sui nuovi Esami di
Stato
Esami di maturità al
vaglio
Marcello Bosisio
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red: Liceo Classico
"Piazzi"
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A poco
più di un mese dall'inizio delle prove scritte,
abbiamo voluto chiedere agli studenti delle
scuole superiori di Sondrio come giudicano il
nuovo esame di Stato, giunto al "battesimo
del fuoco" dopo anni di discussioni e
richieste di riforma provenienti sia da alunni
che da insegnanti e presidi. Le risposte raccolte
sono state discordanti. Questa riforma, infatti,
era da tutti invocata ma, non appena approvata in
Parlamento, è stata da (quasi) tutti criticata.
Chi afferma che "il rendimento dei cinque
anni dovrebbe avere più peso", e questa è
una delle critiche più diffuse, solleva una
vecchia questione della scuola italiana:
l'utilità degli esami alla fine dei tre attuali
cicli didattici.
A titolo storico ricordo che tali esami furono
introdotti negli anni '20 dal ministro Gentile,
per "parificare" la scuola pubblica a
quella privata (ove gli esami erano già
previsti9 e permettere il rilascio dei diplomi
anche ai "privatisti" autodidatti. Oggi
l'utilità di tali esami può essere ravvisata
nell'abituare gli studenti alle modalità dei
concorsi per le assunzioni nel pubblico impiego e
dei test di ammissione richiesti da talune
università.
Altro scopo non c'è. Giudicare la preparazione e
soprattutto la maturità di uno studente è
operazione troppo complessa e articolata perché
possa risolversi in tre prove scritte e una
orale. È il Consiglio di Classe, composto dai
professori che per cinque anni hanno potuto
verificare e capire ciascuno studente, che ha gli
elementi per compiere questa valutazione. Detto
ciò, il nuovo esame di Stato mi sembra nel
complesso ben congegnato e rispondente alle più
frequenti critiche rivolte all'esame precedente.
Per molti anni si è detto che due materie
all'orale non permettevano un giudizio completo e
non lasciavano possibilità di rimediare
eventuali "scivoloni" con domande di
altre discipline. Per anni il tema classico di
Italiano è stato definito obsoleto e incapace di
far esprimere ai ragazzi la loro creatività. Per
anni si sono chieste commissioni formate anche da
membri interni, per permettere ai ragazzi di
essere interrogati da loro insegnanti. Queste
richieste sono state accolte e, pur con qualche
inevitabile aspetto discutibile, il nuovo esame
promette di valorizzare molto di più le risorse
individuali del candidato e di assecondare (con
la tesina all'orale) gli aspetti didattici
preferiti.
Sul grado di difficoltà influirà notevolmente
l'attitudine della commissione, sia nella
correzione delle prove scritte sia nella scelta
di eventuali domande al colloquio orale, ma
comunque il carattere multidisciplinare della
prova e la conseguente generalità con cui
verranno discussi gli argomenti sembrano
garantire esiti positivi, ovviamente per chi
studia.
Da molti intervistati è emersa la
disponibilità, nei limiti del plausibile, da
parte di insegnanti e presidi ad informare i
ragazzi, aiutandoli concretamente con
esercitazioni simulate della III prova e con le
commissioni per i percorsi pluridisciplinari.
A dimostrazione che la riforma era voluta da
tutta la scuola italiana.
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