Società
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Col
Senegal nel cuore
dal Senegal: Lo
Adama
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red.: C.T.P. Scuola
Media Sassi
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Sono ormai 7 anni che
vivo in Italia. Dal Senegal ho preferito andar
via attraverso la Sierra Leone, per motivi
politici. A Dackar, nel dipartimento di Pikne
Guidiawaye, dopo le elezioni del '93, regnava una
gran confusione e il presidente Abdou Dioussuf ne
aveva approfittato assumendo i pieni poteri.
Si è parlato a lungo di brogli elettorali ed io
che ero un leader del partito d'opposizione sono
stato costretto a lasciare il mio paese che non
aveva più democrazia. Mio padre era un
marabù, un prete musulmano che fino
all'età di 96 anni ha insegnato il Corano a
centinaia e centinaia di bambini. A Dackar
avevano un campo seminato ad arachidi e una
specie di riso nero da pestare nei mortai. Col
tempo, però, il clima si è fatto sempre più
arido fino al punto che nemmeno il pozzo scavato
alla profondità di oltre 26 metri, è servito a
irrigare le zolle secche. Allora ho raggiunto mio
fratello Omar che già da alcuni anni a Milano,
con regolare permesso, vende prodotti
dell'artigianato senegalese al mercato. Ma presto
ho dovuto spostarmi a Sondrio dove col tempo ho
trovato tanti amici e un piccolo monolocale che
divido con un mio amico. Qui, davanti al Comprabene,
ormai tutti mi conoscono e si fermano scambiando
qualche parola con me.
La gente è sempre stata gentile con me, ma i
primi 3 anni sono stati molto duri perché sono
stato lontano da mia moglie e dai miei 4 figli.
Tutto quello che riuscivo con molti sacrifici a
mettere da parte era per loro: una piccola somma
da inviare in Senegal tramite un amico che
tornava. Ora almeno una volta all'anno faccio
ritorno a Dackar e da quando ho un nuovo figlio,
almeno una volta al mese riesco a telefonare per
avere notizie della mia famiglia. Qui in Italia
ho trovato una seconda patria, ma il mio più
grande desiderio è sempre quello di poter
tornare in un Senegal più libero, per poter
vivere serenamente con la mia famiglia.
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